Urban Jungle è uno di quei titoli che non si spiegano con meccaniche complesse o trame articolate, ma con una parola sola: atmosfera. Questo gioco ti prende per mano e ti accompagna in un viaggio lungo decenni, attraverso le stanze di una vita, le tracce di una crescita personale e la compagnia silenziosa ma costante delle piante. Non c’è niente di rumoroso in Urban Jungle, e proprio per questo sa farsi notare.
Si comincia da bambina, in una stanza piena di affetto e foglie, con una nonna che insegna a prendersi cura della natura con attenzione e rispetto. Poi si parte, si cresce, si trasloca, si cambia città, si cambia casa. Ma le piante restano: diventano testimoni silenziose di ogni passaggio, di ogni capitolo di vita, di ogni nuovo inizio. Il gameplay ruota attorno a questa idea: arredare spazi con piante, disporle nel modo più armonioso, soddisfarne i bisogni, scoprirne le preferenze. Ogni pianta ha la sua “personalità”, e imparare a conoscerla diventa parte del gioco.

A livello visivo, Urban Jungle è una piccola gemma. Lo stile illustrato è pulito, colorato, estremamente curato nei dettagli. Gli ambienti sono costruiti con attenzione e raccontano molto anche senza parole: una valigia, un quadro storto, un tappeto steso con disattenzione dicono tanto di chi ci vive. La visuale isometrica dà un senso di controllo, ma non distacco. Anzi, si entra nelle stanze con affetto, ci si prende il proprio tempo, si sceglie con cura dove mettere ogni oggetto, ogni vaso, ogni pianta rampicante. Non manca nemmeno il gatto, che ci accompagna in ogni casa e che, come da tradizione cozy, si può accarezzare.
Dal punto di vista narrativo, Urban Jungle funziona a metà. Le emozioni ci sono, ma a tratti sembrano rimanere in superficie. Alcuni momenti importanti della vita della protagonista, la morte della nonna, la relazione sentimentale con un vicino di casa, i cambiamenti familiari, vengono introdotti ma non sviluppati. Si sente che c’è del potenziale emotivo, ma spesso resta implicito, lasciato lì, accennato. È una scelta che alcuni potrebbero trovare elegante, altri un’occasione sprecata.

Nonostante questo, Urban Jungle resta un gioco valido, soprattutto per chi cerca un’esperienza rilassante, contemplativa e visivamente appagante. Non ha la potenza evocativa di Unpacking, ma si muove nella stessa direzione e riesce comunque a lasciare un’impronta. È il classico gioco da godersi con lentezza, in cuffia, magari in una serata tranquilla, con una tisana accanto e una pianta vera sul davanzale. Non dura molto, ma lascia una bella sensazione. E, a volte, è tutto ciò che serve.

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