Il leggendario The Phantom di Lee Falk ha avuto un ruolo importante nella mia infanzia. Le sue avventure epiche mi hanno ispirato fin da piccolo, tanto da spingermi a disegnare il mio primo fumetto a soli sei anni. Per questo, l’uscita del beat ‘em up di Art of Play aveva acceso in me grandi speranze. Tuttavia, ciò che ho trovato è stata una delusione che ha messo a dura prova la mia pazienza.
Il concept di The Phantom era affascinante: un’avventura in stile arcade dove il protagonista e la sua partner Diana sfidano la minaccia del Singh Brotherhood per salvare il loro figlio rapito. Il viaggio li porta attraverso location iconiche come l’Africa, l’India e New York. Tuttavia, le “cut scene a schermo intero” sono poco più che immagini statiche, incapaci di dare vita alla narrazione.

Sul fronte visivo, The Phantom colpisce nel segno. Le ambientazioni sembrano vere tavole di fumetti, con uno stile dettagliato e vibrante. Ma le animazioni rovinano l’incanto: rigide e imprecise, rendono il combattimento poco immersivo. La colonna sonora accompagna piacevolmente le prime fasi, ma la ripetizione eccessiva dei brani finisce per stancare rapidamente.
Il cuore di ogni beat ‘em up è il gameplay, ed è qui che The Phantom inciampa pesantemente. I controlli sono imprecisi, gli attacchi poco incisivi e gli avversari sembrano vere spugne di danno. Le mosse speciali, come l’evocazione di Devil o dell’aquila di Diana, funzionano a singhiozzo e raramente portano vantaggi. L’azione si ripete in modo monotono, con pochi nemici diversi e un sistema di combattimento che premia più il button mashing che la strategia.

Le sezioni di inseguimento avrebbero potuto spezzare la monotonia, ma si rivelano tra le più frustranti del gioco. La fase in barca è un vero incubo, caratterizzata da problemi di rilevamento dei colpi e indicatori fuorvianti. Invece di offrire adrenalina, queste sequenze rallentano l’azione e mettono a dura prova la pazienza. Il sistema di salvataggio è un altro punto dolente. Nonostante l’apparente autosave, mi sono trovato più volte a dover ripetere intere sezioni.
Questo problema, unito a bug frequenti, ha reso l’esperienza ancora più frustrante. Art of Play ha mostrato passione nel riportare The Phantom nei videogiochi, ma il risultato finale è un titolo che fatica a divertire. L’ottima direzione artistica e la colonna sonora non bastano a compensare le gravi lacune del gameplay e i numerosi bug. Anche i fan più devoti faticheranno a trovare motivi validi per giustificare l’acquisto. The Phantom avrebbe potuto essere un grande ritorno per l’eroe in viola, ma si rivela un’occasione mancata, lasciando il mito confinato nel passato.

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