Dopo Pokèmon Spada & Scudo, Diamante e Perla e Leggende Arceus, arriva un nuovo capitolo della serie, ed oggi voglio condividere con voi la Recensione di Pokèmon Violetto, disponibile anche in versione Scarlatto. Nintendo Switch fino ad ora, contrariamente a quanto accaduto in passato, ha visto come menzionato svariati titoli legati all’universo Pokèmon, senza contare i Let’s Go Pikachu e Let’s Go Eevee, Unite, Quest, Snap e il Pokèmon Cafè. Se in passato si puntava al fattore nostalgia, proponendo giochi vecchia scuola ma con un comparto grafico migliorato, seppur fedeli ai giochi originali come Pokèmon Giallo e Rosso, giusto per citarne qualcuno, in questi ultimi anni abbiamo assistito al passaggio all’ open world 3D liberamente esplorabile, e il risultato purtroppo non è stato dei migliori, a dimostrazione di come probabilmente bisogna tornare agli albori o concentrarsi maggiormente sul dettaglio degli scenari, ma procediamo per gradi e analizziamo insieme la nuova serie. Pokèmon Violetto si apre come sempre, ci si risveglia in una stanza, la mamma che prepara la colazione, ed i primi incarichi da portare a termine, tra cui quello di ottenere il Pokèmon Starter a scelta tra tre a disposizione, i quali variano a seconda della versione del gioco. Salutati i vicini e completati i primi combattimenti, si parte all’avventura, con la possibilità di usufruire fin da subito di due mezzi di trasporto, una sorta di paracadute per attutire i lanci da grandi altezze ed un Pokèmon che sostituisce le biciclette viste in passato.
Scarlatto non da per scontato di trovarsi di fronte esperti di Pokèmon, per questo motivo non esita ad esporre un tutorial dettagliato su come catturare i Pokèmon o addirittura tenerli come compagni di viaggio, facendoli uscire dalla sfera per camminare fianco a fianco con voi. Raggiunta la più grande città del gioco, in men che non si dica ci si ritrova in un dormitorio e frequentare lezioni nemmeno foste nella scuola di Hogwarts, scorazzando per i corridoi, conoscendo nuovi studenti e facendo qualche combattimento di tanto in tanto. Se i corridoi sono liberamente esplorabili, meno invece sono le altre stanze dell’imponente struttura, le quali sono accessibili solo mediante l’uso di appositi terminali dopo aver assistito ad un caricamento. Seguire le lezioni significherà trovarsi di fronte a delle cutscene e nulla più, con interazione ridotta all’essenziale, ogni materia dispone di 5 unità e 2 esami, e vi anticipo che frequentare i corsi è un optional come si suol dire, ma seguire il tutto e superare gli esami vi darà la possibilità di apprendere delle nozioni che potrebbero tornarvi utili, oltre che stringere rapporti di amicizia e ricevere informazioni su come catturare specifici Pokèmon. La scuola offre la possibilità annualmente di cimentarsi nella Ricerca dei Tesori, gli studenti possono esplorare la regione e fare tesoro di quanto appreso a lezione, lasciando a voi l’arduo compito di scegliere se dedicarvi alla sola trama principale o spulciare per bene anche le secondarie.
Se avete giocato almeno uno dei tanti capitoli dell’universo Pokèmon, saprete sicuramente che tra le occupazioni dovrete completare il Pokèdex, sfidare i campioni delle varie palestre per rubargli il titolo, svolgere attività di ogni sorta e naturalmente andarvene in giro a catturare nuovi Pokèmon. Tra le ambientazioni esplorabili vi sono spiagge, deserti, laghi e montagne, ma come anticipato non sono così dettagliati da gridare “capolavoro”, andrebbero rivisti più attentamente nei prossimi capitoli, ammesso che si desideri proseguire la strada del 3D. L’esplorazione in Pokèmon è sempre stata in un certo senso limitata, ad esempio nel caso vi siano fiumi e laghi sarà possibile proseguire solo in presenza di ponti, a meno che non vi siano fondali molto bassi, non potrete scalare rocce o risalire cascate, vi troverete a seguire sentieri più battuti, almeno fino a quando non otterrete abilità supplementari che consentono di raggiungere zone inizialmente inaccessibili. Nelle città troverete ovviamente i Centri Pokèmon per rimettere in sesto la vostra squadra, fare provviste di Pokèball e acquistare oggetti curativi. Tra le novità menziono la funzione Picnic, la quale permette di ottenere benefici inediti dalla cura dei Pokèmon, specie nelle zone esterne alla città, imbandendo una tavola e interagendo con le proprie creature, aumentando il livello di amicizia e rimettendoli in sesto. Naturalmente non vi basterà aprire la tovaglia per nutrirli ma dovrete procurarvi ricette e ingredienti oltre fare pratica con la preparazione delle più deliziose leccornie. Interessante la possibilità di creare panini in compagnia degli amici in locale e online.
Esplorare i luoghi in compagnia dei Pokèmon vi permetterà di trovare più facilmente cibi, bacche e oggetti nascosti, i quali potranno essere raccolti automaticamente. Spetterà a voi la scelta se aggirare i Pokèmon selvatici o se cimentarvi nella lotta sperando di catturarli. Altra novità interessante introdotta in Pokèmon Scarlatto riguarda la lotta autonoma, in questo modo eviterete di trovarvi di fronte infiniti turni. Ad esempio potrete lanciare un Pokèmon contro dei nemici per fargli guadagnare esperienza, mentre andate in giro a fare altro, tuttavia in questo caso il Pokèmon non imparerà nuove mosse e non si evolverà. Lottare con i selvatici o catturarli farà guadagnare materiali che possono essere utilizzati nei Centri Pokèmon, mediante le Macchine MT. Il terminale vi permetterà di insegnare nuove mosse alle vostre creature, spendendo una valuta virtuale. Scarlatto aggiunge ben 107 nuovi Pokèmon oltre molti altri del passato, non mancano naturalmente all’appello le MegaEvoluzioni e trasformazioni Dynamax o Gigamax. Ad arricchire il tutto vi sono i cosiddetti raid, scontri co-operativi dove 4 giocatori collaborano per mettere al tappeto un potente Pokèmon. Tutto bello, ma cosa c’è che non va in Pokèmon Scarlatto? La prima nota dolente la si trova nel comparto grafico, con scenari sicuramente variegati ma spogli e privi di carisma, poco dettagliati e che andrebbero rivisti, senza contare un framerate ancorato a 30 che spesso fa i capricci, come a dimostrare che la Switch non è più adatta per titoli simili e che necessiterebbe di una versione PRO con hardware decisamente migliore. Anche la telecamera non aiuta, creando non pochi problemi, sopratutto all’interno degli edifici. Altra nota dolente sono le missioni secondarie quasi del tutto assenti, con interazione ridotta all’essenziale, la maggior parte degli oggetti possono essere recuperati esplorando, di conseguenza difficilmente si deciderà di dedicarsi alle richieste dei PNG.
La maggior parte degli edifici presenti nelle città non sono esplorabili, il che fa molto di città finte, con costruzioni messe ad hoc per dare l’impressione di trovarsi in un ambiente vivo e popolato ma che in realtà non è così. Il Pokèmon definitivo? Un’occasione sprecata a mio avviso, che nonostante nell’insieme non sia male, abbia ancora molto da imparare, da maggiore cura nel comparto grafico e nelle animazioni, ad una migliore varietà nel gameplay. Decidere di puntare all’open world o semi che sia, risulta una lama a doppio taglio, perchè se da un lato vi è quel senso di libertà di esplorazione, dall’altra ci si ritrova come negli ultimi titoli della saga, in scenari grandi ma spogli e tristi, con una manciata di città che in realtà non è possibile esplorare per bene da cima a fondo, ma fungono da specchio per le allodole e nulla più.
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