Nel vasto panorama delle console di gioco, poche immagini sono così riconoscibili quanto i quattro simboli incisi sui pulsanti dei controller PlayStation. Ma quali storie si celano dietro questi emblematici segni? Per scoprirlo, dobbiamo fare un salto nel passato e ascoltare la voce di chi li ha forgiati: Teiyu Goto.
Era il lontano 1993 quando Goto, in un’intervista alla rivista Famitsu, gettò luce sulle origini di questi simboli, ancor prima che la PlayStation arrivasse sul mercato. Secondo le parole dello stesso Goto, ogni simbolo ha una sua precisa rappresentazione concettuale.
Il triangolo, spiegò, è il punto di vista; è come la testa del personaggio, indicante la sua direzione. Ecco perché lo scelse verde, per richiamare l’idea di uno sguardo avanti, verso nuove avventure. Il quadrato, invece, richiama un foglio di carta, simboleggiando menu o documenti, e Goto lo dipinse di rosa per renderlo più accattivante. Infine, cerchio e X indicano rispettivamente “sì” e “no”, decisioni fondamentali nel mondo del gaming. Il primo è rosso, il colore dell’azione, mentre il secondo è blu, simboleggiante la calma del rifiuto.
Ma la storia di questi simboli non si ferma qui. Goto svelò anche un aspetto interessante riguardante il loro utilizzo nei giochi giapponesi rispetto a quelli occidentali. Mentre in Giappone il tasto cerchio veniva usato per confermare e la X per tornare indietro, nel resto del mondo era il contrario. Una tradizione che ha portato spesso a fraintendimenti tra i giocatori di diverse nazionalità.
Inoltre, Goto raccontò anche delle sfide incontrate durante lo sviluppo del controller PlayStation originale. Molte furono le critiche e le incertezze sul suo design, ma alla fine la decisione di adottarlo fu presa dall’allora presidente di Sony, Norio Ohga. Una scelta che avrebbe cambiato il corso della storia dei videogiochi, distaccandosi dal modello SNES e creando un nuovo standard nel settore.
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