Il recente utilizzo di emulatori al Nintendo Museum ha scatenato un acceso dibattito tra i fan della storica casa giapponese. Inaugurato il 2 ottobre 2024 a Kyoto, il museo permette ai visitatori di esplorare la vasta collezione di console e giochi di Nintendo, offrendo anche la possibilità di provare molti titoli classici attraverso display interattivi. Tuttavia, un particolare scoperto da un visitatore ha suscitato reazioni contrastanti: scollegando un controller da una postazione che eseguiva Super Mario World per SNES, è stato attivato il caratteristico suono di “Dispositivo scollegato” di Windows, rivelando che la postazione stava utilizzando un emulatore basato su PC.
Questo dettaglio ha generato scalpore sui social, con una parte dei fan che ha accusato Nintendo di ipocrisia. L’azienda è infatti nota per le sue dure prese di posizione contro i progetti di emulazione non ufficiali, come dimostrato anche recentemente con la chiusura di emulatori Switch di terze parti, tra cui Ryujinx e Yuzu. Molti si sono chiesti come possa giustificare l’uso di emulatori interni, mentre continua a combattere con determinazione contro quelli esterni.
Nonostante le critiche, va sottolineato che Nintendo non si è mai opposta all’emulazione in sé, ma solo a quella sviluppata da terze parti. La compagnia ha, infatti, utilizzato emulatori interni in diverse occasioni, come nel caso del servizio Virtual Console e della libreria di giochi su Nintendo Switch Online. L’uso di emulatori per i display del museo sembra quindi essere in linea con la tradizione di Nintendo, che continua a privilegiare soluzioni proprietarie per preservare e rendere accessibile il suo vasto catalogo di giochi.
Ciononostante, le reazioni della comunità sono state particolarmente accese, soprattutto alla luce della recente chiusura di progetti di emulazione amatoriali, il che ha riacceso il dibattito su quanto sia giusto o meno per l’azienda applicare due pesi e due misure quando si parla di emulazione.
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