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Bloodhound: Recensione, Gameplay Trailer e Screenshot

Bloodhound, sviluppato da Kruger & Flint Productions, è un’immersione retrospettiva nel genere degli sparatutto in prima persona, chiaramente ispirato ai classici come Doom e Quake. Ambientato in un mondo infestato dai demoni e dai culti malvagi, il gioco promette di riportare i giocatori agli anni d’oro dei boomer shooter con un tocco moderno.

Bloodhound non si distingue per una trama complessa o profonda. Si assume il ruolo di un membro dell’Ordine dei Custodi dei Cancelli, incaricato di difendere il mondo dall’invasione demoniaca. Il contesto è più un pretesto per immergersi in combattimenti frenetici piuttosto che per sviluppare una narrativa articolata. Le ambientazioni variano da paludi oscure a laboratori scientifici, mantenendo un’atmosfera gotico-medievale che ricorda i classici del genere.

Il punto forte di Bloodhound è il suo gameplay diretto e frenetico. Armato di un arsenale che spazia da armi demoniache a strumenti più tradizionali come la motosega, il giocatore affronta ondate di nemici attraverso livelli lineari e spesso ripetitivi. Trovare chiavi per aprire passaggi e sconfiggere boss occasionali sono le principali attività, accompagnate da un sistema di combattimento che premia la velocità e la precisione. Tuttavia, il gioco soffre di una mancanza di originalità nel design dei livelli, che spesso si traduce in corridoi lunghi e aree bloccate da barriere fin troppo familiari. Le sorprese sono rare, e l’esperienza rischia di diventare monotona nei momenti più prolungati di gioco.

Il gioco incoraggia un approccio aggressivo, premiando i giocatori che sanno muoversi rapidamente e scartare tra le armi a disposizione per adattarsi alla situazione. Tuttavia, il sistema di selezione delle armi può risultare macchinoso, interrompendo il ritmo dell’azione nei momenti più critici. Bloodhound offre un po’ di spazio per l’esplorazione e la scoperta di segreti. Trovare munizioni sparse e oggetti nascosti può essere cruciale per sopravvivere agli scontri più intensi. Tuttavia, i “segreti” non sono particolarmente ben nascosti e a volte si trovano in maniera piuttosto evidente lungo il percorso principale. Il gioco introduce occasionalmente elementi di variazione nel gameplay, come la necessità di utilizzare armi specifiche per sconfiggere determinati tipi di nemici o risolvere semplici puzzle ambientali.

Tuttavia, queste variazioni sono sporadiche e non riescono a rompere la monotonia delle meccaniche di base di “sparare, uccidere, avanzare”. Dal punto di vista tecnico, Bloodhound non brilla particolarmente. La grafica, sebbene miri a evocare lo stile dei giochi PlayStation 2 o 3, appare datata e poco impressionante. Animazioni ruvide e occasionali problemi di framerate possono interrompere l’azione, diminuendo l’immersione complessiva. La colonna sonora, composta principalmente da tracce di metal adatte all’azione frenetica, fa il suo lavoro ma non riesce a distinguersi come memorabile o distintiva.

Bloodhound è un gioco che sicuramente troverà un pubblico tra i nostalgici dei boomer shooter classici. Offre un gameplay solido e un’atmosfera adatta al genere, ma pecca nella mancanza di originalità e nel design dei livelli. Se sei alla ricerca di una rievocazione dei titoli FPS degli anni ’90 con un tocco moderno, Bloodhound potrebbe soddisfare le tue aspettative. Tuttavia, per chi cerca innovazione e profondità narrativa, potrebbe non essere il titolo più indicato. Bloodhound è un omaggio sincero ai giochi che hanno definito il genere degli sparatutto in prima persona, ma non riesce a emergere come un titolo imprescindibile nel panorama moderno dei videogiochi.

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