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Avowed bombardato di recensioni negative ed etichettato come Woke

Nel panorama videoludico contemporaneo, l’accusa di essere “woke” sembra ormai un’etichetta che può essere appiccicata a chiunque, anche quando non necessariamente rispecchia la realtà dei fatti. Avowed, il nuovo progetto di Obsidian Entertainment, non ha fatto eccezione. Un gruppo di giocatori ha cercato di portare avanti una campagna di recensioni negative su Steam, accompagnata da post ingiuriosi nei forum ufficiali, per esprimere il proprio disappunto. La critica principale? L’accusa di promuovere un’agenda “woke“, qualcosa che per alcuni rappresenta una minaccia al concetto stesso di intrattenimento videoludico.

Un esempio eloquente di questo malcontento si trova in un post dell’utente “kept you waiting, huh?”, che ha dichiarato: “Non mi interessa che i posti di lavoro siano a rischio. Il vostro lavoro è fare bei giochi e convincerci. […] Non convincerete nessuno con questi giochi infettati dal virus woke.” Lamentela che riprende un tema ormai ricorrente nelle polemiche digitali: l’idea che i giochi debbano rimanere neutri, lontani da tematiche sociali o politiche, e non “infettati” da determinati temi inclusivi.

Una posizione simile è stata espressa anche dall’utente Dirty Wizard, che ha messo in discussione la direzione di Avowed, paragonandolo a The Outer Worlds, un altro gioco di Obsidian che aveva suscitato critiche per la sua rappresentazione di personaggi femminili e diversificati. La critica riguardava la presenza di troppe donne in ruoli di comando nel titolo precedente, un elemento che, secondo l’utente, non dovrebbe ripetersi in Avowed.

Nonostante queste accuse, la reazione della comunità di Obsidian è stata rapida e determinata. Le recensioni negative sono state in gran parte bilanciate da quelle positive, tanto che il gioco ha attualmente una media dell’81% di feedback favorevoli su Steam. La comunità di appassionati di Obsidian ha sostenuto il progetto, rispondendo attivamente alle provocazioni dei troll nei forum. È chiaro che, sebbene il gioco non manchi di polarizzare, ha anche suscitato un grande interesse tra i fan di lunga data dello studio e ha ottenuto il plauso della critica. Non è la prima volta che giochi di Obsidian si trovano al centro di polemiche, ma la forza della loro base di sostenitori sembra aver avuto la meglio.

Le accuse di “woke-ismo” nei confronti di Avowed sembrano essere nate da un episodio specifico che ha coinvolto Matt Hansen, l’art director del gioco, e una polemica che ha avuto risonanza sui social. La questione riguarda l’uso opzionale di pronomi di genere nel gioco, una caratteristica che, sebbene non obbligatoria, ha fatto storcere il naso a diversi detrattori, incluso il miliardario Elon Musk, che ha criticato duramente la scelta. Da questo episodio è partita una sorta di “indagine” contro Hansen, con alcuni utenti che lo hanno accusato di razzismo per un vecchio post in cui, nel 2020, offriva di valutare i portfoli di artisti neri. Un gesto che, pur essendo semplicemente una proposta di mentorship, è stato malinterpretato da alcuni come un’azione mirata a favorire l’assunzione di persone nere, alimentando ulteriori polemiche.

L’aspetto che ha suscitato più rabbia tra i critici è stato il sospetto che Obsidian stesse adottando un approccio radicale verso la diversità e l’inclusione, sacrificando la qualità del gioco per perseguire un’agenda politica. Tuttavia, occorre sottolineare che la proposta di Hansen non era affatto un’esclusiva per le assunzioni in Obsidian, ma una semplice offerta di consulenza a giovani artisti, indipendentemente dal colore della loro pelle.

A complicare ulteriormente la situazione ci ha pensato Chris Avellone, ex membro di Obsidian, il quale non ha mai lasciato l’azienda in buoni rapporti. Già in passato, Avellone aveva criticato duramente Avowed, e alcuni suoi sostenitori hanno alimentato ulteriori tensioni, incitando le persone bianche che si fossero sentite discriminate nei colloqui con Obsidian a sporgere denuncia. Nonostante il clamore, ad oggi non risultano cause legali pendenti contro l’azienda in merito a queste accuse.

In generale, questa situazione riflette una crescente frustrazione con il radicalismo che sta prendendo piede online, non solo nel mondo videoludico, ma anche in altre aree della cultura popolare. Alcuni vedono in queste polemiche una manifestazione di “cultura del cancellamento” che tenta di imporre un certo tipo di sensibilità a chiunque osi deviare dalla norma percepita. Non è un caso che alcuni abbiano ricordato il fallito sabotaggio di Kingdom Come: Deliverance 2, quando una simile campagna di odio aveva cercato di minare la reputazione del gioco per ragioni simili.

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